“L’ansioso prima edifica i suoi timori, poi vi ci si installa sopra…” E.M. Cioran
COS’E’ L’ANSIA
Malgrado il senso comune vi attribuisca un significato negativo, con il termine ansia, ci si riferisce ad uno stato di attivazione dell’organismo che viene ad innescarsi nel momento in cui si vive una situazione soggettivamente percepita come pericolosa. Pertanto non è in sé un limite o una forma di disturbo, ma si tratta di un fisiologico meccanismo di allerta che ci permette di affrontare situazioni difficili garantendoci le nostre migliori prestazioni.
Si possono descrivere 4 componenti dell’ansia:
- cognitiva: essere capaci o meno di comprendere quali siano le cause dello stato che si vive;
- somatica: relativa alla reazione dell’organismo che si può manifestare con palpitazioni, sudorazione in aumento, vertigini, vampate di calore, problemi del sonno, difficoltà respiratorie, del ritmo cardiaco e del tratto gastroenterico etc;
- emotiva: cambiamenti nel tono di umore e sensazioni di paura o terrore;
- comportamentale: in riferimento alla reazione “lotta o fuggi” che scatena i comportamenti atti a ristabilire l’equilibrio.
QUANDO L’ANSIA DIVENTA PATOLOGICA
Se l’attivazione del sistema fisiologico dell’ansia è ingiustificata o sproporzionata rispetto alle reali situazioni che una persona sta affrontando e persiste da almeno sei mesi, si può parlare di disturbo di ansia. In questo caso la funzione adattiva cessa di esistere ed emerge una difficoltà più o meno grave nella gestione delle situazioni anche più banali che può compromettere il benessere della persona e le relazioni interpersonali.
ALCUNE PSICOTRAPPOLE DELL’ANSIOSO
Chi vive costantemente in uno stato di ansia, ha la tendenza a monitorare in maniera continuativa l’ambiente alla ricerca dei segnali di potenziali pericoli per sé o per gli altri, tuttavia, spesso l’attenzione è spostata al futuro non essendoci nel presente chiari segnali di minaccia. Le soluzioni disfunzionali che, in molti casi, vengono adottate allo scopo di allontanare i potenziali pericoli possono essere:
- controllare e pianificare in modo da evitare di essere colti di sorpresa nelle situazioni;
- contrastare le emozioni negative legate alla possibilità che accadano cose temute;
- chiedere aiuto e rassicurazione per fronteggiare le possibili crisi di ansia;
- tentare di reprimere le proprie reazioni fisiologiche.
L’applicazione di questi tentativi di fronteggiare la situazione e calmare l’ansia diventa disfunzionale quando, reiterata nel tempo, non porta alla soluzione del problema, anzi, ne rafforza il manifestarsi. In altre parole, diventa disfunzionale quando il risultato è vivere la vita eccessivamente orientati al futuro nell’arduo tentativo di evitare tutte le situazioni temute, senza godere affatto del presente con l’effetto ben descritto dalle parole di Giorgio Nardone: “se ci si preoccupa troppo di ciò che può venire dopo lo si sta già realizzando”.
Spesso i sintomi dell’ansia sono associabili ad altri disturbi psicologici come: il disturbo da attacchi di panico (per leggere l’articolo relativo cliccare qui), le fobie specifiche (per leggere l’articolo relativo cliccare qui), l’ipocondria e la patofobia, il disturbo ossessivo compulsivo (per leggere l’articolo relativo cliccare qui), le difficoltà nelle dinamiche relazionali (timore di non essere all’altezza o del rifiuto), il disturbo post-traumatico da stress, la depressione (rispetto alla gestione delle emozioni), i disturbi sessuali (come nell’ansia da prestazione), i disturbi alimentari e disturbi superiori.
IL TRATTAMENTO DELL’ANSIA SECONDO L’APPROCCIO BREVE STRATEGICO
Per trattare l’ansia patologica è necessario partire con l’ analizzare la situazione specifica del problema per la persona nel contesto in cui è questa è inserita, andando ad individuare e bloccare tutti i tentativi disfunzionali di affrontare la situazione e definendo da subito nuove strategie e soluzioni per fronteggiare diversamente il problema. Questo è possibile mediante protocolli specifici di trattamento che vengono calzati sulla storia personale e sulle caratteristiche di unicità di ogni singola persona partendo dall’idea che se una situazione problematica persiste da tempo ed è fonte di sofferenza, ciò non implica necessariamente che la via di uscita e le soluzioni debbano essere altrettanto lunghe e sofferte. Come diceva J.W. Goethe: “Le cose in realtà sono più semplici di quanto si possa pensare, ma molto più complicate di quanto si possa comprendere”.